Economia e lavoro - 29 maggio 2024, 07:00

Gli step necessari per migliorare l'occupazione in Italia

L'occupazione italiana sta facendo registrare una parziale crescita, ma ancora non sufficiente, soprattutto se paragonata ai numeri dell'occupazione negli altri paesi europei.

L'occupazione italiana sta facendo registrare una parziale crescita, ma ancora non sufficiente, soprattutto se paragonata ai numeri dell'occupazione negli altri paesi europei. L'Italia ha faticato molto a recuperare posizioni dopo la crisi economica del 2008, che ha causato nei successivi 5 anni perdite occupazionali pari a 1,2 milioni di posti di lavoro.

Nel 2019 si sono registrati 23 milioni di occupati, molti dei quali però con un contratto a termine o part-time e soprattutto a fronte di una perdita di 1,4 milioni di posti di lavoro con qualificazione media o elevata. Facendo un paragone con la media dei paesi europei, emerge che 2/3 della carenza degli occupati, ossia 2,4 milioni sui 3,6 milioni totali, si concentra soprattutto nei settori della pubblica amministrazione, della sanità e dell'istruzione.

Nel secondo decennio degli anni 2000 emerge un altro dato preoccupante, cioè il basso tasso di occupazione di giovani e donne. Un dato piuttosto paradossale, soprattutto considerando che il numero di lavoratori anziani andati in pensione è di gran lunga superiore al numero di lavoratori entrati nel mondo del lavoro.

Da segnalare la crescita di lavoratori stranieri e delle persone inattive o disoccupate, principalmente donne e giovani. I lavoratori stranieri però sono spesso impiegati nel lavoro sommerso, cosa che sicuramente non migliora la qualità del lavoro né tanto meno il tasso di occupazione. In compenso negli ultimi 2 anni si è registrata un'incoraggiante crescita dell'occupazione giovanile e femminile.

I dati elencati finora ci fanno capire che bisogna cambiare qualcosa nel mondo del lavoro, adottando azioni concrete e mirate finalizzate a far crescere il numero degli occupati, riducendo il numero di persone disoccupate o inattive e migliorando la qualità del lavoro. Per raggiungere questo obiettivo è necessario favorire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, operazione che può essere svolta con estrema precisione grazie ad un'agenzia di ricerca del personale.

Il funzionamento di queste realtà, chiamate anche agenzie per il lavoro, è veloce e snello: alle aziende in cerca di personale viene fornita una lista di candidati già qualificati e professionali, quindi il processo di recruiting è molto semplice. Il tutto si svolge online, riducendo i tempi di attesa e i costi da sostenere.

Le agenzie per il lavoro sfruttano perfettamente le tecnologie digitali, che devono essere ottimizzate per migliorare la produttività e le condizioni di lavoro e aumentare i salari, rendendo così più attrattivo il mercato del lavoro. Va fatto poi un lavoro mirato per aumentare la percentuale di occupazione regolare dei lavoratori immigrati già presenti in Italia e programmare l'ingresso di nuove risorse da destinare a percorsi di selezione e di formazione, d'accordo con le singole aziende.

In generale vanno poi riviste e ripensate le politiche attive, che non devono essere semplicemente assistenziali. In sintesi avviare politiche di assistenza per una fetta della popolazione molto ampia, compresa quella in età lavorativa, e senza creare posti di lavoro non ha molto senso. Piuttosto bisogna investire in politiche attive che vanno per l'appunto a creare posti di lavoro, a formare le giovani leve che stanno per entrare nel mondo del lavoro e a riqualificare i lavoratori già impiegati.