L'occupazione italiana sta facendo registrare una parziale crescita, ma ancora non sufficiente, soprattutto se paragonata ai numeri dell'occupazione negli altri paesi europei. L'Italia ha faticato molto a recuperare posizioni dopo la crisi economica del 2008, che ha causato nei successivi 5 anni perdite occupazionali pari a 1,2 milioni di posti di lavoro.
Nel 2019 si sono registrati 23 milioni di occupati, molti dei quali però con un contratto a termine o part-time e soprattutto a fronte di una perdita di 1,4 milioni di posti di lavoro con qualificazione media o elevata. Facendo un paragone con la media dei paesi europei, emerge che 2/3 della carenza degli occupati, ossia 2,4 milioni sui 3,6 milioni totali, si concentra soprattutto nei settori della pubblica amministrazione, della sanità e dell'istruzione.
Nel secondo decennio degli anni 2000 emerge un altro dato preoccupante, cioè il basso tasso di occupazione di giovani e donne. Un dato piuttosto paradossale, soprattutto considerando che il numero di lavoratori anziani andati in pensione è di gran lunga superiore al numero di lavoratori entrati nel mondo del lavoro.
Da segnalare la crescita di lavoratori stranieri e delle persone inattive o disoccupate, principalmente donne e giovani. I lavoratori stranieri però sono spesso impiegati nel lavoro sommerso, cosa che sicuramente non migliora la qualità del lavoro né tanto meno il tasso di occupazione. In compenso negli ultimi 2 anni si è registrata un'incoraggiante crescita dell'occupazione giovanile e femminile.
I dati elencati finora ci fanno capire che bisogna cambiare qualcosa nel mondo del lavoro, adottando azioni concrete e mirate finalizzate a far crescere il numero degli occupati, riducendo il numero di persone disoccupate o inattive e migliorando la qualità del lavoro. Per raggiungere questo obiettivo è necessario favorire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, operazione che può essere svolta con estrema precisione grazie ad un'agenzia di ricerca del personale.
Il funzionamento di queste realtà, chiamate anche agenzie per il lavoro, è veloce e snello: alle aziende in cerca di personale viene fornita una lista di candidati già qualificati e professionali, quindi il processo di recruiting è molto semplice. Il tutto si svolge online, riducendo i tempi di attesa e i costi da sostenere.
Le agenzie per il lavoro sfruttano perfettamente le tecnologie digitali, che devono essere ottimizzate per migliorare la produttività e le condizioni di lavoro e aumentare i salari, rendendo così più attrattivo il mercato del lavoro. Va fatto poi un lavoro mirato per aumentare la percentuale di occupazione regolare dei lavoratori immigrati già presenti in Italia e programmare l'ingresso di nuove risorse da destinare a percorsi di selezione e di formazione, d'accordo con le singole aziende.
In generale vanno poi riviste e ripensate le politiche attive, che non devono essere semplicemente assistenziali. In sintesi avviare politiche di assistenza per una fetta della popolazione molto ampia, compresa quella in età lavorativa, e senza creare posti di lavoro non ha molto senso. Piuttosto bisogna investire in politiche attive che vanno per l'appunto a creare posti di lavoro, a formare le giovani leve che stanno per entrare nel mondo del lavoro e a riqualificare i lavoratori già impiegati.