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Economia e lavoro | 22 agosto 2023, 12:55

Lavoro, oltre la metà dei torinesi insoddisfatta dello stipendio. E i ritmi sono troppo stressanti

I risultati di una ricerca di Changes Unipol elaborata da Ipsos. Nella valutazione di un'offerta, la retribuzione primo criterio di scelta (57%), seguita dalla vicinanza a casa (50%) e dalla stabilità dell’azienda (38%)

foto di archivio

Lavoro, oltre la metà dei torinesi insoddisfatta dello stipendio e dei ritmi stressanti

Il lavoro è sempre in cima ai pensieri e (quando non c'è) e alle preoccupazioni delle persone. Proprio in merito al rapporto degli italiani con il lavoro, Changes Unipol ha realizzato di recente una ricerca elaborata da Ipsos, analizzando aspetti quali il livello di soddisfazione per la propria occupazione e retribuzione, la propensione al cambiamento, i fattori per la scelta di un nuovo lavoro e le aspirazioni in termini di work-life balance.  

Retribuzione, più della metà dei torinesi insoddisfatta 

Guardando da vicino al capoluogo piemontese, il primo dato significativo che emerge dall’indagine è quello relativo alla diffusa insoddisfazione dei lavoratori per la propria retribuzione: più della metà dei torinesi ritiene il livello del proprio stipendio poco o per nulla soddisfacente (53%), ben al di sopra della media nazionale (pari al 44%). 

Fra tutte le città italiane prese in analisi dalla ricerca, solo Bologna presenta un tasso di insoddisfazione maggiore (54%), mentre la quota dei «molto soddisfatti» a Torino (4%) è inferiore soltanto a quella di Roma (1%). 

Alla ricerca di un buono stipendio ma anche di stabilità

Di fronte alla possibilità di un nuovo impiego, per il 57% dei torinesi rimane prioritario, come criterio di scelta, ottenere una retribuzione soddisfacente. La medaglia d’argento (con il 50%) se l’aggiudica la vicinanza a casa, mentre il terzo posto va alla stabilità e alla solidità che l’azienda può garantire, indicata tra i criteri di scelta dal 38% dei torinesi: una percentuale più alta rispetto a tutte le altre città e rispetto alla media italiana (30%).  

Importanti, ma non prioritari, un ruolo allineato con le proprie aspirazioni (33%), la possibilità di conciliare lavoro e vita privata (32%) e l’offerta in termini di smart working (28%), che anche in questo caso risulta la percentuale più alta fra le città prese in analisi e superiore alla media nazionale del 18%. 

Ritmi di lavoro troppo stressanti 

Tra i motivi per cui potrebbero valutare di lasciare l’attuale posto di lavoro, però, solo il 28% dei lavoratori torinesi indica la non adeguatezza della retribuzione. Per più di 1 su 3 (il 36%), invece, sono i ritmi di lavoro pesanti e troppo stressanti a costituire l’elemento determinante per cui potrebbero dare le dimissioni: un dato nettamente superiore a quello di tutte le altre città italiane e molto più alto della media italiana (pari al 19%). 

Al secondo posto (30%) tra i motivi per lasciare il lavoro viene indicata la prospettiva di un’offerta di lavoro considerata migliorativa, al di sotto della media Italia (36%). Tra le voci più caratterizzanti, invece, Torino risulta al primo posto tra le città per coloro che si dimetterebbero perché hanno una forma contrattuale non soddisfacente (18% vs 14% media Italia) e per coloro che lo farebbero a causa della mancanza di percorsi di formazione (13% vs 9% media Italia). 

I lavoratori torinesi sono tuttavia in generale i meno propensi in Italia a lasciare l’attuale posto di lavoro: il 29% non sta pensando di farlo, a fronte di una quota che, a livello di media nazionale, si ferma al 21%.   

Miglior rapporto lavoro-vita privata 

Il 58% dei torinesi dichiara – in linea con la media italiana - che sarebbe disposto a rinunciare ad una piccola parte del proprio stipendio a favore di un miglior work-life balance: l’11% lo farebbe «certamente» e «subito», il 13% sarebbe altrettanto certo di farlo in futuro, mentre il 34% si limita a un «probabilmente sì». 

I torinesi affermano inoltre in larga maggioranza (l’89%) di essere molto o abbastanza interessati ad aderire ad un progetto di “settimana corta” (lavorando 4 giorni alla settimana invece di 5, a parità di ore di lavoro complessive e di stipendio), se la propria azienda lo proponesse. Pur nell’interesse per il tema, tuttavia, i torinesi fanno registrare anche la percentuale più alta di tutte le città italiane (il 10%) di lavoratori del tutto disinteressati alla settimana corta lavorativa. 

I torinesi e l'idea di trasferirsi all’estero per lavoro  

Quella di trasferirsi in un altro Paese per seguire il lavoro è un’ipotesi presa in considerazione – “certamente” o almeno “probabilmente” - dal 37% dei torinesi, a fronte di una media italiana che si ferma al 30%. Torino è infatti, insieme a Cagliari, la città in cui gli abitanti accetterebbero più volentieri una proposta di lavoro dall’estero, se ritenuta interessante. 

La maggioranza dei torinesi comunque non sembra incline a cambiare lavoro attualmente, con il 56% che non sta attivamente cercando niente di nuovo, a fronte di un 22% che cerca attivamente e un altro 22% che si limita a “guardarsi intorno” per capire se ci sono opportunità. 

Alto gradimento per lo smart working 

Tra i desiderata legati all’occupazione, la modalità di lavoro preferita è quella ibrida (ufficio + lavoro da remoto), indicata nel 51% dei casi. Ma Torino è anche una delle città in cui viene espresso un forte gradimento per il lavoro svolto al 100% in presenza: ben il 38% di lavoratori la individua come modalità preferita, contro un 29% della media di tutte le aree metropolitane italiane. 

Soltanto l’11% vorrebbe invece idealmente un lavoro totalmente da remoto, a fronte di un 15% della media delle altre principali città italiane.

redazione

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