Si confermano le nuvole nere sul destino della TE connectivity. Nelle scorse ore all'Unione Industriali di Torino l’azienda ha confermato anche ai sindacati le voci sulla chiusura a Collegno. Il gruppo avrebbe deciso, nel board del 15 novembre, la chiusura del sito alle porte di Torino entro settembre 2025.
L’azienda, come motivazione, adduce il calo della domanda nel settore del bianco. La decisione impatta su 222 persone tra TECI e TECID di Collegno, su un totale di circa 300 addetti. Le produzioni di connettori del bianco che rappresentano il grosso della produzione del sito saranno spostate negli USA e in Cina.
"Riteniamo la decisione aziendale inaccettabile e incoerente con quanto finora condiviso ai tavoli sindacali ovvero il mantenimento della produzione, dell’occupazione e degli investimenti - dicono Marco Barbieri, Fim Cisl e Giorgia Perrone, di Fiom -. Permane lo stato di agitazione già dichiarato venerdi’ scorso. Nella giornata di domani proclameremo 8 ore di sciopero con presidio per tutti i turni e si terrà un’ assemblea sindacale davanti ai cancelli".
"Da subito attiveremo le segreterie sindacali nazionali per richiedere una celere apertura dei tavoli istituzionali competenti", aggiungono i sindacati, che si trovano così ad affrontare un'altra crisi legata a una multinazionale che non dà certezze sul futuro. Proprio come accaduto con Embraco e come sta accadendo, in queste settimane, con la Lear di Grugliasco. Lear che proprio domani ha in programma l'incontro al Ministero delle Imprese a Roma.
Da parte sua, l'azienda spiega che "La decisione di chiudere il sito è frutto di un’attenta analisi delle attività aziendali, da cui è emersa la necessità di riorganizzare a livello globale le attività produttive della divisione elettrodomestici, razionalizzando i processi produttivi e logistici e ottimizzando al contempo gli stabilimenti per restare competitivi nel mercato globale e reattivi ai cambiamenti nella domanda dei clienti". "Il piano di licenziamenti avverrà per fasi, con l’obiettivo di chiudere le attività a Collegno nel 2025 - proseguono - L’azienda si impegna a lavorare con i sindacati per identificare le migliori soluzioni per i dipendenti coinvolti in questo processo e ha avviato una consultazione formale con i rappresentanti dei lavoratori, in linea con la normativa e i regolamenti applicabili".
L’azienda continuerà a essere presente in Italia con le sedi di San Salvo (CH) in Abruzzo, Assago (MI) in Lombardia e Frascati (RM) in Lazio e con un sito ridimensionato a Collegno.
“Una nuova Agrati, senza che ci fosse stato alcun tipo di problema, proprio mentre è in corso la mobilitazione per la Lear. L’azienda vuole ‘riorganizzare le attività a livello globale’, ossia spostare la produzione in Cina e negli USA, lasciando a casa 222 persone. Comincia un nuovo sciopero in quello che nel torinese sembra un lungo e feroce autunno de-industriale. Ancora un’impresa che cerca di disfarsi della sua responsabilità sociale. Il Governo non si potrà chiudere per l’ennesima volta nel silenzio, per questo sto per depositare un’interrogazione urgente”, ha dichiarato il vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, Marco Grimaldi.
“L’azienda di Collegno pare abbia preso l’impegno di lavorare con i sindacati per identificare delle soluzioni da proporre ai dipendenti coinvolti, ma gli ammortizzatori sociali hanno vita breve. Oggi è necessario un confronto schietto per identificare le cause del deterioramento del tessuto economico ed industriale della nostra regione. Nell’esprimere la vicinanza ai lavoratori garantiamo fin da subito il nostro impegno affinché la Regione intervenga attivamente per avere maggiore chiarezza sul piano industriale dell’azienda e su quali saranno le reali prospettive per i dipendenti” è il pensiero di Francesca Frediani, consigliera regionale di Unione Popolare.