La pandemia ha, di certo, portato a galla un malessere diffuso generando una disaffezione dei lavoratori verso la propria professione. Una consapevolezza maturata con il Covid, ma che segna una crisi del ruolo sociale del lavoro con chiari segni di trasformazione già in atto dagli anni ’90 del Novecento.
Il tema è quello delle “Grandi Dimissioni”, che è anche il titolo all'opera della sociologa Francesca Coin pubblicato lo scorso anno da Einaudi. La stessa autrice ieri, martedì 19 marzo, ha dialogato con il giornalista, divulgatore e analista politico Lorenzo Pregliasco, nella biblioteca del Polo del 900, in occasione della “Settimana del Lavoro 2024” organizzata da Ismel.
L’evento prevede sei giorni di incontri alla ricerca dei nuovi rapporti tra vita e lavoro con l’obiettivo finale di realizzare un manifesto condiviso tra i protagonisti del mondo dell’occupazione.
Attraverso il suo libro Francesca Coin analizza il fenomeno delle dimissioni volontarie a seguito di quella che viene definita “epifania pandemica”.
Il termine è stato coniato da Anthony Klotz, il primo a parlare di great resignation, parlando del fenomeno americano che ha portato alle dimissioni di 48 milioni di lavoratori nel 2021, saliti a 50 nel 2022.
La sospensione attuata dai vari lockdown ha aperto una breccia nell’immaginario collettivo. In primis ha mostrato come la produzione può essere sospesa, oltre a segnare una netta distinzione tra lavori essenziali e non.
Questo ha generato uno sbilanciamento tra i sacrifici richiesti e quanto viene ricevuto. Ed è così che il bilancio costi-benefici per chi si trova nella parte ‘debole’ del mercato diventa negativo.
L’Italia non è stata esente da questo fenomeno. Le cause sono molte: da una trasformazione dell’humus economico nazionale basato sulla manifattura in favore della terziarizzazione, passando per la precarietà e alla parcellizzazione del lavoro.
Ma i dati sulle dimissioni mostrano dati confortanti. In Lombardia, per esempio, due terzi di chi si è dimesso è riuscito a trovare lavoro entro tre mesi.
Ma ogni contesto, anche quello geografico, come spiegato da Francesca Coin, fa storia a se, soprattutto in un paese con profonde differenza tra nord, centro e sud, come l’Italia.