Economia e lavoro - 12 marzo 2025, 12:06

Auto e non solo, il 2024 è un anno difficile per il Piemonte: addio fiducia, ma la colpa è soprattutto delle grandi aziende

Il caos globale colpisce duro la regione. Flettono pesantemente mezzi di trasporto, elettronica e tessile. Si salvano agroalimentare e chimica plastica e le banche vedono il sereno

Il caos globale colpisce duro la regione. Flettono pesantemente mezzi di trasporto, elettronica e tessile

Non solo export. Il Piemonte frena su tutta la linea. E se da un lato continua a perdere aziende (chiuse 11mila imprese dal 2010, 625 solo dal 2023), nel corso del 2024 la produzione industriale ha frenato dello 0,8%. La prima volta dopo 3 anni di crescita e di rimbalzo post Covid. Ma per la prima volta la “colpa” ricade sulle grandi imprese, che sono le uniche ad aver accusato il colpo rispetto a Micro, piccole e medie.

Solo nel quarto trimestre, la produzione è scesa di un punto, mentre ordini e fatturato restano stabili, soprattutto grazie all’estero. Ma sono ormai quattro trimestri che il Piemonte chiude con un segno meno.

Scende anche il grado di utilizzo degli impianti, arrivando ai livelli del 2020. E tra i settori, i tonfi più pesanti sono proprio quelli legati a comparti di vocazione per il Piemonte: -9,2% nel quarto trimestre per i mezzi di trasporto, ma pure le industrie elettriche ed elettroniche (-4,4%), le meccaniche (-3,7%) e il tessile (-2,4%).

I pochi segnali di speranza arrivano da plastica e petrolifere (+0,9%), legno e mobili (+1,3%) e l'agroalimentare (+5).

Male l'automotive

Nell’arco di tutto l’anno i mezzi di trasporto crollano del 5,4%, con gli autoveicoli che addirittura perdono il 34,5%. Gli ordini sono scesi del 6,7 e il fatturato del 3,8. Il grado di utilizzo degli impianti ripiega sotto il 60%. 

Il tessile paga un -5,2 sull’anno, i metalli poco sopra i due punti, così come la meccanica (-1,9%) nonostante un buon terzo trimestre. Andamento simile a elettricità ed elettronica con -1,4%.

Chimica plastica e alimentare sono i due fari nella nebbia. La produzione è aumentata dell’1,6% sul 2023 e il fatturato dell’1,4%. Meglio ancora l’agroalimentare, che cresce del 2,7%, con un fatturato in salita del 2,2% e gli ordini del 2,1%.

A livello territoriale, Torino, Asti e Biella sono i tre territori più in difficoltà, mentre Cuneo tira il gruppo davanti al Vco. Stabili le altre aree.

“Continuiamo a scontare i conflitti e le incertezze internazionali, tra conflitti bellici, tensioni e difficoltà a Suez - dice Gian Paolo Coscia, presidente di Unioncamere Piemonte -. Anche da oltreoceano, su tema dazi, ogni giorno se ne sente una diversa e gli effetti si ripercuotono anche sui mercati finanziari. Ecco perché il tessuto piemontese continua a mostrare segnali di sofferenza, anche se la media negativa è dello 0,8%)”. “Le aziende non vanno lasciate da sole e occorre scongiurarne la chiusura - prosegue -. In questo il mondo del credito può essere fondamentale”.

L’inverno degli investimenti 

Le difficoltà zavorrano anche la voglia delle aziende di investire. Nel 2024 solo il 30,8% lo ha fatto e nel 2025 si scende al 27,8%. Tra i territori, Torino e Vercelli sono quelli più disposti a spendere, mentre sono soprattutto le grandi aziende che lo hanno fatto (93,5%). Chi investe, lo ha fatto soprattutto in macchinari e attrezzature. È più del 55% autofinanziandosi.


Riparte la domanda di credito nel 2025

Come sistema bancario abbiamo comunque la percezione di un tessuto imprenditoriale sano - dice Paola Garibotti, regional manager Nord Ovest di Unicredit -. C’è ancora molta liquidità anche se c’è stato un calo del 5%. Ovviamente ci sono difficoltà per auto e tessile, ma stiamo seguendo con attenzione. Ma Industria 5.0 con le novità normative introdotte di recente e i tassi che sono scesi chiude un febbraio con una crescita importante a doppia cifra su gennaio-febbraio 2024. E la richiesta di credito sta crescendo, anche per le piccole realtà economiche. Soprattutto il ribasso dei tassi sta giocando il suo ruolo. Sono due mesi solidi, ma sull’andamento dell’anno c’è ancora da attendere. Il quadro non è tuttavia disperante”.

E Andrea Perusin, direttore regionale Piemonte Sud e Liguria di Intesa Sanpaolo aggiunge: “Il Piemonte ha maturato una capacità di reazione superiore rispetto al passato. Non farei cambio tra il 2018 e il 2024. Anche noi rileviamo una crescita della domanda del credito e una sostanziale crescita delle erogazioni con l’inizio del 2025”.

Dazi, Germania e qualità 

Sui dazi, “c’è estrema confusione. Nel lungo periodo potranno fare danni, ma ci sono fenomeni cui dovremo fare attenzione anche verso mercati diversi. Abbiamo però un prodotto di qualità in Piemonte e siamo un po’ insostituibili. Potrebbe essere un meccanismo negoziale, quello dei dazi, ma l’effetto delle nostre imprese non punta su prodotti standard, ma potrebbero aprirsi a mercati che prima non c’erano. Lo vedremo nei prossimi trimestri, anche sulla base del nuovo piano di incentivi tedeschi e sui suoi effetti”.