"Questi due giorni sono un momento che dovremo affrontare: ma bisogna guardare sul lungo periodo, giorno per giorno, con gli impatti sulle persone e sulle aziende. Bisogna supportare il cambiamento e la transizione anche per questi motivi", così Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte, in vista dell'inizio dello sciopero dei benzinai di 48 ore. "Il tema del caro carburante ha un impatto fortissimo su trasporto merci e persone e le attività delle aziende. Con aumenti a cascata. Interrotto lo sconto sulle accise, forse ci si poteva aspettare l'aumento che si è verificato in queste settimane, visto che l'impegno della Finanziaria è andato quasi totalmente sul fronte bollette".
Quello di diesel e benzina però è soltanto uno degli aspetti del problema energia. Un rompicapo con cui le imprese e il tessuto produttivo piemontese si sta scontrando ormai da mesi. Sia a livello di grandi industrie che a livello artigiano.
Caos energia: gli effetti anche in tutto il 2023
E secondo gli esperti la crisi energetica degli ultimi 18 mesi protrarrà i suoi effetti anche nel 2023. A ribadirlo, un convegno organizzato da Unicredit insieme a Confindustria Piemonte e Confindustria Valle d’Aosta. "Nemmeno l’eventuale cessazione del conflitto in Ucraina potrà garantire un ritorno ai valori di un anno fa di energia e gas, secondo le ultime analisi. Il 2023 si apre quindi in uno scenario articolato, dove le rinnovabili hanno sempre più un ruolo nevralgico", dicono le associazioni datoriali.
Facendo due conti, intanto, nel 2022 l’extra costo per gas ed energia in Piemonte ha superato i 5 miliardi. In termini assoluti si tratta di quasi il 4% del Pil regionale, che nonostante le difficoltà è comunque tornato ai livelli pre-Covid, superando i 140 miliardi. "Il Governo è intervenuto in manovra di bilancio destinando 21 dei 30 miliardi proprio a questo capitolo di spesa ma da aprile questi fondi non saranno più disponibili. È ormai indispensabile agire con interventi strutturali per il medio e lungo termine”, dice ancora Gay.
[Marco Gay e Paola Garibotti]
Passi avanti sul fronte delle rinnovabili (+142%)
In Piemonte le rinnovabili però stanno facendo grandi passi avanti. Già oggi, infatti, si produce più energia di quella che si consuma: oltre la metà di quanto immesso deriva da idroelettrico (36,5%) e fotovoltaico (16,3%). Ma sono dati legati al 2020: da quel momento la situazione si è ulteriormente evoluta. Nei primi nove mesi del 2022 in Piemonte sono stati installati 8.677 nuovi impianti fotovoltaici (+142% rispetto allo stesso periodo del 2021) con una potenza di 133,9 MW (+169%) per una produzione lorda di 1.835 GWh (+14% sul 2021). In Valle d’Aosta si registrano invece 268 nuove installazioni (+139%) per una potenza di 1,8 MW (+148%). Tutto questo con un utilizzo di 1.027,9 ettari, ovvero poco più di 10 chilometri quadrati sui 25.387 della superficie piemontese.
Una task force per aiutare chi soffre il peso delle bollette
Questo quadro promettente, che riflette anche un andamento nazionale irreversibile con il 31% dell’energia prodotta in Italia a dicembre che deriva da fonti rinnovabili, non si riflette per ora nel prezzo unico nazionale (Pun) che a dicembre è tornato a salire a 295 euro per MWh, in aumento del 5% sullo stesso mese del 2021 e del 31% rispetto a novembre, con un picco massimo nel 2022 di 584 euro per MWh ad agosto. Anche per questo UniCredit ha costituito un team di specialisti per aiutare le aziende maggiormente esposte ai costi delle materie prime. L’obiettivo è sviluppare nel mondo delle imprese le competenze necessarie per definire una strategia di lungo periodo nella gestione del rischio legato alle oscillazioni dei prezzi delle commodity. “Di fronte a un mercato che ha posto sfide senza precedenti al nostro tessuto produttivo – spiega Paola Garibotti, regional manager nord ovest di UniCredit - abbiamo prestato particolare attenzione alla crescita di una cultura d’impresa su queste tematiche partecipando a numerosi incontri con le associazioni di categoria a livello locale per aiutare le imprese a sviluppare la necessaria consapevolezza rispetto al modificato contesto macroeconomico e geopolitico e rispetto agli strumenti offerti dal mercato”.
Gli artigiani: "Per combattere l'inflazione basta oneri sulle bollette"
E preoccupazioni sono espresse anche dal mondo dell'artigianato piemontese, nonostante i recenti risultati del Pil siano più rassicuranti della media nazionale. “Ma potremmo fare anche meglio - afferma Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino - se il Governo eliminasse definitivamente gli oneri di sistema dalle bollette elettriche delle imprese ponendo così fine ad un sistema di tassazione dell'energia che oggi tocca il 51% della bolletta e penalizza le piccole imprese che pagano la maggior parte degli oneri generali di sistema dedicati, tra l'altro, a finanziare le agevolazioni per le aziende energivore".
“L'azzeramento avvenuto nel corso del 2022 per effetto dei provvedimenti emergenziali dimostra che è un'operazione possibile e che va resa strutturale -insiste De Santis -. Non è pensabile chiedere ad un imprenditore passato dai 7mila euro mensili di bolletta del 2021 agli oltre 15mila del 2022 di aggiungere, da quest'anno, anche circa 2mila euro al mese per gli oneri generali del sistema elettrico. La corretta collocazione degli oneri generali del sistema elettrico non è nella bolletta, Confartigianato lo sostiene da tempo”. “Contenere i costi energetici - conclude - avrebbe il duplice effetto di stimolare l'economia e ridurre l'inflazione. Un aspetto quest'ultimo di estremo interesse dato che, da alcune indagini di Confartigianato emerge chiaramente come la crescita dei prezzi a due cifre stia “drogando” i risultati dei fatturati e dell'export, che in realtà sono già in contrazione in termini di quantità”.