Si è spiaggiata l'onda lunga della ripartenza. E sul bagnasciuga restano i ciottoli di ciò che la crisi ha saputo comunque spezzare. Lo dicono i dati di Unioncamere Piemonte, che dimostrano come nel 2022 siano aumentate le chiusure delle aziende (+7,5%) e al contempo siano diminuite le aperture (-8,3%).
Una tendenza piuttosto trasversale, che riguarda tutti i settori - o comunque la stragrande maggioranza - e i territori. In tutto, a fine anno le aziende attive risultavano essere 425.873, pari al 7,1% delle imprese nazionali. “I risultati che ci restituisce questo 2022, chiusi gli effetti economici della pandemia, sembrano descrivere un tessuto imprenditoriale che fa fatica a risollevarsi e a trovare nuovi stimoli per intraprendere nuove attività e nuove sfide. A esser state colpite più duramente sono state le società di persone e le imprese individuali, meno strutturate per affrontare le crisi che abbiamo vissuto. E tra i settori si salva solo quello edile, mentre turismo, commercio, industria in senso stretto e agricoltura registrano tutti il segno meno", commenta Gian Paolo Coscia, presidente Unioncamere Piemonte.
La flessione più intensa ha riguardato le società di persone (-1,19%), mentre tra i comparti si evidenzia soltanto la forte espansione segnata dal comparto edile, che grazie al vento in poppa degli incentivi fiscali vanta una crescita migliore di qualunque altra tipologia di aziende (+2,23%). Male invece il turismo (-0,10%) e il commercio (-0,91%), così come industria (-0,95%). La performance peggiore è dell'agricoltura (-1,5%).
A livello di territori, solo Torino (+0,67%), Novara (+0,35%) e Asti (+0,24%) hanno deboli segnali positivi, mentre tutte le altre zone hanno già la freccia verso il basso. Vercelli segna un tasso sostanzialmente nullo (-0,09%), mentre Cuneo si attesta a un -0,20%. Cali più significativi caratterizzano Alessandria (-0,37%) e Biella (-0,69%). La flessione più accentuata appartiene, infine, al Verbano Cusio Ossola (-1,18%).