E' un rosa sempre più sbiadito, quello che caratterizza le imprese piemontesi: calano, infatti, anche nel 2023 le aziende che hanno una donna al timone. Lo dice l'ultima rilevazione di Unioncamere Piemonte, che per l'anno appena concluso registra un calo di mezzo punto percentuale rispetto al 2022: -0,5%.
In dieci anni ne sono scomparse 4000
Più in dettaglio, a fine dicembre le imprese femminili con sede in Piemonte ammontavano a 94.690, in diminuzione di circa 900 unità, ma addirittura circa 4000 in meno rispetto a dieci anni prima. Oggi le imprese femminili rappresentano comunque il 22,4% delle circa 423mila realtà con sede legale sul territorio regionale, quota in linea rispetto a quella di dieci anni fa (nel 2014 il peso era del 22,1%). Il calo, quindi, è stato generalizzato.
Le quasi 95mila imprese femminili registrate in Piemonte rappresentano il 7,1% delle realtà imprenditoriali guidate da donne presenti in Italia. Il Piemonte rappresenta la sesta regione per numerosità di aziende “in rosa”.
“Le imprese femminili portano con sé una ricchezza di esperienze, competenze e visioni che arricchiscono il tessuto economico in modo straordinario. Purtroppo sono anche le più fragili - commenta Gian Paolo Coscia, presidente Unioncamere Piemonte -. Il Sistema camerale dedica un’attenzione particolare alle imprenditrici: presso tutte le Camere di commercio piemontesi sono costituiti i CIF, Comitati provinciali per la promozione dell’imprenditoria femminile, che si occupano di sviluppo e qualificazione della presenza delle donne nel mondo dell’imprenditoria, promuovendo azioni per il miglioramento dell’accesso al credito e attività di formazione. È fondamentale per il nostro sistema sociale adottare misure concrete e politiche di sostegno per contrastare il declino delle imprese femminili, riconoscendo il valore che queste imprese rappresentano nella costruzione di un'economia sostenibile e inclusiva”.
Soprattutto commercio, tante le artigiane
Andando ad analizzare la tipologia di settori, si scopre che in Piemonte circa un’azienda su quattro opera nel settore del commercio, il 12,8% è guidato da straniere, il 10,5% da giovani imprenditrici e il 20,9% è artigiana. In generale, spiccano il commercio all’ingrosso e al dettaglio (24,2%), mentre l’agricoltura (12,6%), le altre attività dei servizi (12,4%) e il turismo (9,6%) si confermano i principali settori in cui operano le imprese femminili piemontesi. Quote superiori ai cinque punti si registrano anche per le attività immobiliari e quelle manifatturiere.
Valutando il tasso di femminilizzazione per settore, si conferma anche per il 2023 l’importante specializzazione femminile delle altre attività dei servizi (circa il 57,6% delle imprese è amministrato da donne), delle attività di alloggio e ristorazione (30,8%) e di noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (30,7%).
A conferma di una tendenza osservata già nel corso del 2022, le dinamiche peggiori sono quelle registrate per le attività più tradizionali, in primis agricoltura e commercio, con tassi di variazione annui dello stock pari a rispettivamente a -3,0% e -2,0%. La flessione appare meno intensa per le imprese che operano nei comparti del turismo (-0,7%) e delle attività manifatturiere (-0,7%). Tutti gli altri principali settori di attività della quota rosa del sistema imprenditoriale piemontese registrano, invece, sviluppi più o meno intensi delle rispettive basi imprenditoriali, passando dal +0,8% delle altre attività dei servizi al +4,0% delle attività professionali, scientifiche e tecniche.
Alessandria la provincia più femminile
L’analisi provinciale rivela come l’incidenza dell’imprenditoria femminile sia superiore alla media regionale nelle province di Alessandria (23,1%), Novara (23,0%), Verbano C.O. (22,9%) e Vercelli (22,8%). Asti (22,6%), Cuneo (22,3%) e Torino (22,2%) registrano una quota rosa prossima alla media regionale, mentre Biella registra la concentrazione minore (21,3%).
Quanto alla dinamica nel 2023, l’unica provincia a mostrare una tenuta della rispettiva base di imprese femminili è quella di Novara. Il bilancio demografico è risultato, invece, negativo in tutti gli altri territori: sono Asti e Biella ad avere patito le contrazioni maggiori (tassi di crescita rispettivamente del -1,7% e -1,3%).